Lirica

"Stiffelio" di Verdi: una rarità alla Fenice

"Stiffelio" di Verdi: una rarità alla Fenice

Va in scena a Venezia "Stiffelio", opera di Verdi raramente eseguita. Dopo il debutto a Trieste nel 1850 e il ritiro per i problemi con la censura sei anni dopo, bisogna aspettare il 1968 a Parma e il 1985 a Venezia per il ritorno di questo capolavoro sui palcoscenici del mondo: autobiografia o no?

Stiffelio di Giuseppe Verdi, secondo titolo della stagione lirica e di balletto della Fenice di Venezia, va in scena il 22, 24, 28 e 30 gennaio e il 3 febbraio. L’opera sarà riproposta nell’edizione critica pubblicata nel 2003 sulla base del manoscritto autografo ritrovato nel 1992 in un nuovo allestimento con Daniele Rustioni sul podio e la regia di Johannes Weigand, recente vincitore del Premio Abbiati 2015 per regia scene e costumi de La porta della legge.


Stiffelio fu rappresentato per la prima volta al Trieste nel 1850 ma venne ritirato dall’autore nel 1856 per difficoltà con la censura, fu riesumato per la prima volta a Parma nel 1968 e, grazie a un’audace operazione filologica ideata da Giovanni Morelli che ne segnò la definitiva rinascita, alla Fenice nel 1985.
Il ruolo del protagonista è interpretato dal tenore Stefano Secco, recentemente applaudito alla Fenice nel Concerto di Capodanno; nel cast Julianna di Giacomo, Dimitri Platanias, Francesco Marsiglia, Simon Lim, Cristiano Olivieri e Sofia Koberdize.
Tradimento e perdono: questi gli elementi sui quali ruota la vicenda di Stiffelio: il protagonista è un pastore protestante, un uomo di Chiesa che, scoperto il tradimento della moglie, trova la forza di opporsi alle convenzioni e sceglie di perdonare l’adultera durante un sermone domenicale che costituisce una delle più belle tra le pagine verdiane.


“Quest’opera è unica per un motivo: alla fine si apre la possibilità di una vita successiva – commenta il regista Johannes Weigand –. Non si tratta proprio di un lieto fine, perché un giovane, Raffaele, viene ucciso in modo abbastanza miserabile. Ma il perdono finale, in un certo senso, abolisce le regole della tragedia. Verdi questo perdono lo lascia senza commento. Nelle Nozze di Figaro di Mozart, che è una commedia, al ‘perdono’ segue un coro finale allegro. Verdi invece è come se apponesse bruscamente un punto esclamativo, quasi a farci riflettere ulteriormente. Si dice che il compositore abbia scelto questo libretto non per interesse verso la religione ma piuttosto per motivi personali (viveva in un legame ‘amorale’, secondo le convenzioni, con Giuseppina Strepponi). In ogni caso il messaggio che questo perdono veicola va al di là di un’enunciazione religiosa”.